Il consiglio di amministarzione di AbbVie aveva già votato contro la fusione la scorsa settimana, dichiarando che le nuove norme fiscali degli USA hanno alterato i benefici finanziari che erano stati alla base dell’operazione di M&A dello scorso 18 luglio. La fusione, infatti, avrebbe consentito ad AbbVie di spostare il proprio indirizzo fiscale in Irlanda, comportando un cospicuo abbassamento della propria aliquota fiscale.
Shire ha rinunciato all’accordo di fusione con AbbVie, bypassando il voto degli azionisti della multinazionale americana.
Nel comunicato stampa rilasciato da Shire si legge che: «Il Consiglio di Shire ritiene che sia nel migliore interesse dei propri azionisti, dipendenti e altre parti interessate risolvere la situazione il più rapidamente possibile. Di conseguenza essa ha concordato con AbbVie di risolvere l'accordo di cooperazione e Shire non procederà con la disposizione».
Con il consueto acume, il New York Times nota che Shire sarà più ricca, ma non in condizioni molto migliori. Dalla diffussione della notizia di dietrofront di AbbVie, le azioni di Shire sono, infatti, crollate di oltre il 26%.
I bene informati ritengono che Allergan, almeno per il momento, non si farà avanti con nessuna offerta.
Per AbbVie la situazione appare migliore, in quanto l’operazione di M&A era stata intrapresa per motivi fiscali e – seppur saltata – la penale per la rescissione dell’accordo sarà deducibile dalle tasse. Il che è pur sempre un risultato.
In fondo, non tutti i mali vengono per nuocere.