Si tratta di Abilify McCite, prodotta dall'azienda giapponese Otsuka: la versione tradizionale era già stata approvata nel 2002 per la terapia della schizofrenia, mentre il sensore ingeribile che è stato inserito nelle pillole è stato prodotto dalla Proteus Health, azienda californiana, nel 2012.
La pillola intelligente potrebbe migliorare l'aderenza terapeutica dei pazienti in quanto permette al medico di sapere se le pillole sono ingerite secondo i tempi e le modalità stabilite: Abilify McCite è, infatti, in grado di inviare un segnale appena viene a contatto coi succhi gastrici. Il segnale viene inviato ad un cerotto (che il paziente avrà collocato sul lato sinistro del torace), che permetterà la trasmissione del messaggio al proprio smartphone (e di conseguenza alle piattaforme addette alla trasmissione di queste informazioni alla banca dati del medico).
Questo sistema può essere considerato una vera e propria rivoluzione per quanto riguarda il controllo che ha il medico sul percorso di cura che riguarda il paziente, e anche sulle possibilità di guarigione del paziente stesso che molto spesso - per dimenticanza o per sua volontà - non segue in maniera adeguata una terapia.
Tuttavia ci sono alcuni aspetti da non trascurare che mettono in discussione l'efficacia di questo sistema.
Tutti questi fattori fanno quindi pensare ai vari aspetti di questa nuova tecnologia che vanno perfezionati, senza tuttavia mettere in dubbio l'innegabile componente innovativa che la caratterizza.