Lo scopo dell'iniziativa, che ha visto il contributo della Società Italiana di Neurologia (SIN) e della Italian Stroke Organization (ISO), è stato di richiamare l’attenzione sull’importanza di attuare una strategia di prevenzione personalizzata che tenga conto dei fattori di rischio dell’individuo e delle possibilità di intervento su questi. Il riconoscimento precoce e la rimozione di tali fattori di rischio può ridurre fino al 70% dei casi la probabilità di andare incontro all’ictus, patologia che ogni anno colpisce circa 185.000 persone nel nostro paese.
“La parola “ictus” o colpo, ”stroke” in inglese, evoca immagini di un evento imprevedibile, un fulmine a ciel sereno – afferma il Prof. Alfredo Berardelli, Presidente della Società Italiana di Neurologia - In realtà, pur essendo l’ictus una malattia che si presenta improvvisamente, le condizioni che lo rendono possibile si sviluppano nell’arco del tempo, anche di anni, e pertanto possono essere previste e prevenute attraverso l’individuazione dei fattori di rischio ossia quelle condizioni che aumentano la probabilità di andare incontro alla malattia”.
“Oggi - dichiara il Prof. Mauro Silvestrini, Presidente dell’Italian Stroke Organization – l’aumentata attenzione verso stili di vita sani, l’uso di innovazioni tecnologiche, come le applicazioni per smartphone di supporto ai programmi di fitness, di registrazione dell’attività cardiaca o per diete personalizzate, e l’avvento di nuove categorie di farmaci hanno reso personalizzabili le strategie per la prevenzione dell’ictus che devono comunque essere sempre governate dal medico curante o dal neurologo per evitare erronee impostazioni dovute alle comuni pratiche del fai da te”.
Ictus: fattori di rischio e prevenzione
Tra i fattori di rischio per l’ictus vi sono molte variabili che possono essere identificate e ridimensionate, se non addirittura rimosse. Si parla, infatti, di fattori di rischio modificabili che sono legati allo stile di vita come dieta ricca di grassi animali, sedentarietà, fumo di sigaretta, sostanze stupefacenti, abuso di alcool, oppure legati a condizioni patologiche, quali ipertensione, diabete, malattie cardiache quali la fibrillazione atriale, ipercolesterolemia, obesità.
Anziché agire semplicemente e in modo non coordinato su una lista di condizioni favorenti, è fondamentale delineare un profilo di rischio individualizzato, intervenendo con maggiore energia sui fattori critici più rilevanti per la singola persona. Solo indicazioni “su misura”, la c.d “medicina tailor made”, possono infatti consentire di ridurre il rischio di andare incontro ad un ictus.
Controllo medico e attenzione anche per l’utilizzo dei cosiddetti “integratori”, che spesso agiscono con modalità del tutto simile a quelle dei farmaci e necessitano comunque di sorveglianza, anche circa le possibili interazioni con altri farmaci che la persona può assumere.