4.008 scienziati e ricercatori italiani sono stati inseriti all'interno della classifica dei 100 mila migliori scienziati al mondo, stilata dalla rivista scientifica Plos Biology. La classifica ha tenuto conto di parametri come quantità, qualità e diffusione delle pubblicazioni all'interno delle comunità scientifiche. Il lavoro si è basato su dati ricavati a maggio 2020 dal database per la ricerca scientifica mondiale “Scopus”, aggiornati con gli indicatori di citazioni standardizzate per l’anno 2019, relativi a ben 7 milioni di ricercatori di Università e Centri di ricerca di tutto il mondo, suddivisi in 22 campi scientifici e 176 sottocampi.
Uno studio totalmente scientifico, di bibliometria, la scienza che utilizza tecniche matematiche e statistiche, firmato dal prof. John Ioannidis (della Stanford University) con Kevin Boyack e Jeroen Baas, che ha portato alla costruzione di un database e di un ranking dei migliori scienziati al mondo.
Gli italiani, dunque, rappresentano circa il 4,08% della classifica totale. Ma per capire l'importanza e la rilevanza della percentuale italiana in questa classifica basti pensare che i 100 mila ricercatori inclusi sono soltanto il 2% del totale dei ricercatori mondiali.
Da Nord a Sud, gli Atenei e gli Istituti di Ricerca italiani, hanno visto citati i loro nomi e i nomi dei propri ricercatori. Ad esempio, nell'elenco elaborato dall'Università di Stanford figurano 13 docenti e ricercatori dell'Università di Trieste fra i primi centomila scienziati mondiali per l'impatto scientifico delle loro ricerche; 37 docenti e ricercatori dell' Università di Udine; 56 scienziati dell’Università degli Studi di Perugia; 11 docenti dell'Università di Urbino; 9 ricercatori dell'Irccs Neuromed di Pozzilli (Isernia), tra cui il presidente dell'Istituto, Giovanni de Gaetano; 6 ricercatori dell'ospedale Pascale di Napoli, l'Istituto Nazionale dei Tumori del capoluogo campano (tra questi anche l'oncologo Paolo Ascierto, noto per aver proposto, durante la prima fase della pandemia di Coronavirus, la cura sperimentale con il Tocilizumab, farmaco utilizzato per la cura dell'artrite reumatoide); 43 ricercatori dell'Università degli Studi di Messina; 168 appartenenti alla Federico II di Napoli, tra cui molti giovani ricercatori. La maggior parte proveniente dalla Scuola di Medicina. Il Dipartimento maggiormente rappresentato è quello di Farmacia seguito da Strutture per l'Ingegneria e l'Architettura e Agraria; 21 docenti della Scuola di Medicina e Chirurgia dell’Università degli studi di Palermo.
In un periodo in cui la Ricerca Scientifica può rappresentare più che mai speranza e futuro, l'Italia può dirsi orgogliosa dei suoi scienziati. Anche di coloro che non sono finiti in questa speciale classifica.