A darne vita è stata la Fondazione Golinelli - voluta da Marino Golinelli, fondatore e presidente di Alfa Wasserman - impegnata da sempre nella diffusione dell’arte, della scienza, dell’innovazione e della tecnica verso coloro che sono maggiormente ricettivi e aperti ai cambiamenti. La location dell’Opificio è molto vasta ed è situata nell’area della Società Fonderie Sabiem.
È stato un intervento di recupero e riqualificazione del patrimonio industriale abbandonato che, in fondazione indicano di “rigenerazione umana” con circa 9.000 metri quadrati e un investimento di 12 milioni di euro, dà vita a una iniziativa finalizzata alla crescita e alo sviluppo degli individui.
In circa 15 anni di attività la Fondazione Golinelli – che nasce nel 1998 come fondazione filantropica sul modello americano – ha coinvolto 1 milione di persone; con questa iniziativa si prefigge di raggiungere il traguardo di 150.000 visite all’anno. L’idea è quella di favorire un mondo sostenibile, dando delle possibilità alle generazioni più giovani, creando occupazione e ricchezza e profitto realizzato come uno scopo nobile che può condurre in modo sostenibile a creare valore, lavoro e benessere come motore di sviluppo.
Le iniziative sono plurime: Scienza in pratica, la Scuola delle idee, Scienza in Piazza, Educare a Educare, Arte, Scienza e Conoscenza, nonché il Giardino delle imprese con una specifica attenzione allo sviluppo imprenditoriale e alle idee “giovani” come acceleratore e fucina nella realizzazione delle aspirazioni, valorizzazione delle idee, allenamento della capacità e della curiosità; in particolare, ha lo scopo di fornire ai giovani che vogliono accostarsi all’imprenditorialità, strumenti operativi, spazi specifici di sperimentazione.
Questo progetto si inserisce in una rete molto ampia di connessioni a livello nazionale e internazionale con oltre 100 partner.
L’idea dell’Opificio nasce da Marino Golinelli persona dai valori forti di etica del lavoro, studio e responsabilità sociale e civile. Di seguito si ripropone un estratto dell’intervista ad Antonio Danieli, Direttore Generale della Fondazione Golinelli, la cui versione integrale è pubblicata su Il Giornale delle PMI.
Cosa rappresenta per voi l’Opificio Golinelli? Come è nata l’idea di questo progetto?
«Opificio Golinelli rappresenta un nuovo punto di partenza per la Fondazione Golinelli che, dopo 27 anni di vita, continua a guardare al futuro con programmi operativi e pluriennali, come dice il presidente e fondatore Marino Golinelli. Con l’Opificio si è realizzato il suo sogno di investire nel futuro di tutti: un’iniziativa concreta per prepararsi a vivere in un mondo diverso, globale, complesso, imprevedibile. Un luogo fisico dove i ragazzi si costruiscono un bagaglio di valori etici del lavoro, dello studio, della responsabilità sociale e civile, annullando i timori del futuro. Una realizzazione visionaria, uno spazio di ricerca e sperimentazione per imparare ad affrontare in modo consapevole il perché della vita.
l’Opificio è stato infatti creato per essere una cittadella del sapere e della conoscenza, un acceleratore della società verso il futuro; è destinato ad accogliere tra le 100 e le 150.000 visite all’anno di studenti, genitori, insegnanti, artisti, scienziati, imprenditori e uomini di cultura».
In che modo si deve e si può coltivare il Giardino delle imprese?
«Il Giardino delle imprese è una scuola informale di educazione all’imprenditorialità, intesa come paradigma di un nuovo stile di vita per tutti i ragazzi e le ragazze. L’imprenditorialità può essere una risposta importate alla disoccupazione giovanile nel nostro Paese.
Scuola e università, e in generale tutti i percorsi educativi e formativi formali (pubblici e privati), come preparano i ragazzi e le ragazze alla vita lavorativa e professionale in una società sempre più complessa, aperta e multiculturale? Ciò che viene trasmesso oggi è necessario e sufficiente?
Se la risposta è no, è davvero un compito solo loro? Il sistema educativo e formativo formale italiano non è oggi pronto e non è in grado di stimolare una serie di capacità già ora imprescindibili per i nostri giovani. L’imperativo di oggi è quello di “coltivare” giovani che sappiano guardare alla vita in modo proattivo, capaci di costruire il proprio futuro, e non di subirlo. Giovani in grado di occuparsi e che sappiano farlo assecondando e cimentandosi secondo le proprie “libere” aspirazioni, in grado di creare sempre nuove professioni che ancora oggi non esistono o non si conoscono: questa deve essere la vera rivoluzione del paradigma educativo e formativo e in questa direzione va il Giardino delle imprese attraverso esperimenti concreti d’imprenditorialità e percorsi di accelerazione».
L’ottica/visione di Opificio Golinelli rafforza la consapevolezza di un mondo imprenditoriale migliore e più capace? Quali sono gli strumenti che vengono suggeriti?
«Oggi è fondamentale in un percorso educativo e formativo di eccellenza prevedere l’insegnamento, o meglio lo stimolo, delle cosiddette soft skill, cioè le competenze più distintive dell’“essere persona” tout court, e delle capability, cioè capacità individuali specifiche, propensioni, attitudini e talenti intellettivi, comportamentali e caratteriali, che ogni individuo si può giocare negli ambiti più diversi. Ecco allora l’obiettivo di Opificio Golinelli: stimolare e favorire nei giovani lo sviluppo di queste capacità indispensabili per affrontare la complessità e l’imprevedibilità del futuro in un mondo globale e multiculturale: responsabilità, etica dello studio e del lavoro, spirito critico, immaginazione, curiosità, passione, leadership, autonomia, problem solving, decision making, critical thinking, team work, team building, comunicazione, entrepeneurship, flessibilità, saper fare e sperimentare, saper sbagliare e imparare, sapersi riconvertire, ecc.».
In che modo rispetto all’esperienza di Marino Golinelli, si può tenere la speranza accesa su milioni di giovanissimi e farli sentire speranzosi verso un futuro migliore?
«Marino Golinelli, per responsabilità sociale e civile, ha deciso un certo punto del suo percorso di redistribuire alla società parte della fortuna avuta come imprenditore. Questa decisione si è accompagnata a una visione: educazione e cultura, attraverso coesione e innovazione, sono alla base dello sviluppo sostenibile della società. “Restituire alla società” per Golinelli ha avuto dunque il significato di “investire” sue risorse personali per il nostro paese. Ha scelto di “restituire” pre-distribuendo, ritenendo che sia ancor più efficace che re-distribuire. In questo senso la creazione della Fondazione ha come principale obiettivo quello di trasmettere know-how ai giovani. Una azione così impostata, se sistemica, potrebbe spostare il baricentro anche economico dal welfare classico “sanitario-assistenziale”, che costa di più ed è meno efficace, a un welfare dinamico “preventivo” e orientato maggiormente allo sviluppo. Un welfare in cui educazione e cultura sono parti integranti e principali del sistema.
L’Opificio Golinelli sarà dunque un acceleratore verso la società del 2065; sarà un luogo dell’“apprendere facendo”, con uno sguardo al futuro, al non conosciuto, ma con il bagaglio millenario delle nostra storia e cultura, per supportare la metamorfosi necessaria di una idea di sviluppo della nostra società oltre il concetto stesso di sostenibilità. La Fondazione vuole infatti aiutare i giovani, dando loro fiducia, sia per quanto riguarda l’occupazione e il lavoro sia per quanto concerne il maturare di principi quale la libertà, la democrazia e la felicità».
Per quale motivo in Italia la filantropia strategica non si esprime ancora al meglio?
«A causa di retaggi culturali e storici molto difficili da modificare, ma non è una missione impossibile. Saranno forse necessarie ancora alcune decine di anni per l’evoluzione della nostra società verso un equilibrio tra i pilastri “Stato”, “Privato-Mercato” e “Terzo Settore-Solidarietà”: in un tale sistema, la filantropia strategica potrà assolvere pienamente un ruolo fondamentale di sostegno al sistema socio-economico.
Occorre trasformare le risorse economiche accumulate nei depositi, in energia fresca e fruibile per rimettere in moto la società: filantropia implica coesione da un lato e innovazione dall’altro, e questi sono i due cardini dello sviluppo del paese.
Quali sono i risultati minimi e massimi che vi attendete?
«La Fondazione Golinelli si attende di dare il suo concreto contributo alle creazione di una società della conoscenza, educando i giovani di oggi e aiutandoli a crescere culturalmente per poter vivere con fiducia in un futuro mondo globale, complesso, imprevedibile e multiculturale. Può il nostro paese avere ancora un ruolo di primaria importanza nel mondo? Per la Fondazione la risposta è sì, e passa attraverso l’educazione dei giovani e la cultura per la società, per poterli aiutare a immaginare prima e a creare un futuro sostenibile poi».