Come formulare un integratore alimentare che faccia la differenza
«Anche in un periodo di crisi apparente la salute viene considerata un bene non negoziabile». Tweet this
È l'elemento fondamentale che emerge dalla ricerca Gli italiani e la salute: fra continuità e cambiamento, realizzata da GfK-Eurisko e rappresenta un buon punto di partenza per formulare un integratore alimentare che sia efficace.
In questo studio, alla domanda: «A lei che cosa interessa di più avere o realizzare nella vita» il 61% dei partecipanti ha risposto «mantenere la salute».
Se analizziamo soltanto la promozione di prodotti, nell’era del web 2.0, Google fornisce 177.000.000 risposte relative alla keyword “Salute”; di cui 55.000.0000 per “Benessere”, 16.000.000 per “Farmaci”, 8.970.000 per “Integratori”.
Il valore di mercato per gli integratori alimentari, a livello mondiale, è pari a circa 22 miliardi di euro (2013).
Come distinguersi in un mercato così ricco e pieno di players
Nel mio lavoro di progettazione della linea di integratori alimentari AQMA, sono partito dalla frase di un mio maestro che mi ripeteva sempre: «Prima di partire con un progetto fatti domande. Solo dopo esserti posto molti quesiti, lavora per trovare le giuste risposte».
Bene. Sono partito proprio da questo insegnamento. Il segreto non sta nel trovare plus di prodotto ma nel capire quali sono i segmenti di criticità, dove c’è un bisogno non soddisfatto e lavorare su questo per soddisfarlo.
Analizzare gli effetti collaterali
Mi spiego meglio. Analizziamo l’anemia sideropenica, una patologia molto frequente di cui soffrono nel mondo, secondo stime OMS, 700 milioni di persone nel mondo, di cui circa 1 milione in Italia. La terapia dell’anemia sideropenica prevede l’uso di prodotti a base di ferro, tra cui il ferro solfato. Tale elemento, però, pur essendo efficace provoca effetti collaterali gastrointestinali, che rendono complessa la terapia e spingono i pazienti ad interromperla, rendendo le cure inefficaci.
Le mie affermazioni sono supportate da uno studio clinico condotto su 143 donne affette da ipoferremia e da anemia da carenza di ferro, che ha evidenziato che il 95% delle donne trattate con solfato ferroso per 30 giorni ha lamentato nausea e crampi allo stomaco e una percentuale di abbandono della terapia a causa di effetti collaterali nel 30% delle pazienti trattate (Paesano R. et al. Ipoferremia e anemia da carenza di ferro in gravidanza. Il Ginecologo, 2008, 3 (Suppl 1), pp. 1-6).
Soddisfare un bisogno
Analizzando questo aspetto è facile rilevare che esiste un bisogno non soddisfatto, cioè avere a disposizione del medico e dei pazienti un prodotto che sia efficace, ma non provochi effetti collaterali a livello gastrointestinale.
Quindi l’altra domanda da porsi è perché il ferro provoca effetti collaterali gastrointestinali.
La risposta è semplice, perché il ferro non viene assorbito in toto, per cui la quota non assorbita arriva intatta all’intestino, dove ha azione irritativa sulla mucosa intestinale, generando effetti collaterali. Nei Sali di ferro tradizionali come il solfato ferroso, infatti, solo il 10-15% del ferro ingerito viene assorbito.
Quindi la progettazione di un integratore alimentare che soddisfi il bisogno di terapia, ma senza effetti collaterali gastrointestinali deve partire dall'impegno nel trovare soluzioni a quanto sopra indicato e quindi dovrà:
1. contenere un ferro ad altissima capacità di assorbimento, ottenuto semmai con una tecnologia speciale che dia al ferro stesso un veicolo efficace di assorbimento di documentata efficacia;
2. associare al ferro sostanze di documentata efficacia, che siano in grado di aumentarne l’assorbimento e, magari, raccomandate ed indicate in linee guida nazionali o internazionali;
3. inserire nella formulazione altri componenti, che oltre ad agire sull'assorbimento del ferro entrino a far parte come componenti essenziali del processo di sintesi dei globuli rossi, spesso alterato in caso di anemia sideropenia.
Se a questo uniamo qualità produttiva, materie prime certificate, produttori qualificati, una forma farmaceutica di facile compliance per il paziente ed evidenze scientifiche a supporto di quanto in precedenza evidenziato, il prodotto formulato rappresenta di sicuro un’innovazione.
Basta mettere il paziente al centro delle attenzioni progettuali per soddisfare un bisogno non ancora soddisfatto. Tutto qui.