AIOM: "Rallentamento della prevenzione dei pazienti oncologici "

L'emergenza COVID-19 ha messo in secondo piano qualsiasi attività nel nostro Paese. Tante, troppe cose si sono fermate, quelle che non si sono fermate, hanno rallentato. E' il caso di AIOM, Associazione Italiana di Oncologia Medica, che si dice allarmata per la brusca frenata che ha subito la prevenzione dei pazienti oncologici durante questo periodo. Fino a questo momento - infatti - la prevenzione, anche secondaria, aveva ottenuto importanti risultati, adesso, la situazione di paura generale rischia di vanificarli tutti, con il pericolo concreto nel lungo periodo di un aumento della mortalità soprattutto per alcune neoplasie come il cancro al seno che, se individuate precocemente, consentono nel 90 per cento dei casi la sopravvivenza a 5 anni senza segni della malattia.

Non può che essere preoccupata Stefania Gori, Presidente della Fondazione AIOM e Direttore del Dipartimento di Oncologia Medica all’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (VR), in rappresentanza di 300 associazioni di pazienti oncologici, che ha commentato così la complicata situazione che si è venuta a creare:

“In Italia nel 2019 le diagnosi di tumore sono state 371 mila, mille al giorno, grazie anche alla prevenzione secondaria, ma durante il lockdown la pandemia ha bloccato screening, controlli periodici e moltissimi esami diagnostici per individuare il tumore, come ad esempio mammografie e TAC, con una diminuzione di 20 mila nuove diagnosi in due mesi. Un dato molto preoccupante – prosegue Gori – in linea con quanto già registrato in alcuni paesi europei, come ad esempio l’Olanda, e da poco pubblicato su Lancet Oncology, che nel lungo termine rischia di compromettere la sopravvivenza, perché la diagnosi preventiva cambia il destino delle persone”.

Un alleato del Cancro 

Per sottolineare l'urgenza della situazione per l'oncologia, la Gori ha utilizzato un termine molto forte, definendo il COVID-19 "un alleato del cancro". Proprio per questo c’è bisogno di correre subito ai ripari e recuperare il tempo perduto per non aggiungere al peso della malattia la minaccia del contagio e un ulteriore impegno delle famiglie.

Per ripartire, la Fondazione AIOM chiede alle Istituzioni di adottare provvedimenti concreti, Insieme a molte associazioni pazienti, la Fondazione ha stilato 10 regole, che dovranno porsi come base di ripartenza per la Fase 2. L'argomento sarà toccato ampiamente in occasione della XV Giornata Mondiale del paziente oncologico, che si terrà domenica 17 maggio.

“Il mantenimento delle regole e delle procedure adottate nella Fase 1 – sottolinea con forza Gori – deve rappresentare il caposaldo della nuova assistenza oncologica in Italia, che deve prevedere alla sua base, tra l’altro, percorsi differenziati rispetto agli spazi riservati ai malati COVID-19, l’esecuzione di tamponi a tutti i pazienti prima della visita, il monitoraggio costante degli operatori sanitari mediante test e tamponi e triage per i pazienti ambulatoriali e il personale sanitario. Il nostro impegno sarà rivolto a far sì che queste procedure e regole siano applicate in modo uniforme e omogeneo su tutto il territorio nazionale, da Nord a Sud. Per evitare disparità e necessario prevedere un investimento concreto per i pazienti oncologici che consenta un più alto livello di prevenzione e assistenza, per tutelare i pazienti e le loro famiglie”.

 

Ecco le 10 regole predisposte per la Fase 2.

 

  1. Percorsi differenziati per i pazienti oncologici rispetto ai pazienti affetti da COVID-19 negli ospedali in cui sono presenti sia reparti COVID che reparti/strutture oncologiche: questo significa anche sale operatorie e sale di diagnostica separateper pazienti positivi al test SARS-CoV-2. 

 

  1. Personale sanitario dedicato ai pazienti con cancro, evitando che medici e infermieri utilizzati nei reparti COVID siano al contempo utilizzati anche nei reparti oncologici. 

 

  1. Sorveglianza del personale sanitarioEffettuazione periodica, negli asintomatici, del tampone naso-faringeo per test SARS-CoV-2. 

 

  1. Effettuazione del triage agli operatori sanitari prima dell’inizio di ogni turno lavorativo. 

 

 

  1. Disponibilità dei Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) necessari a tutto il personale sanitario e non sanitario. 

 

  1. Effettuazione del tampone naso-faringeo a tutti i pazienti oncologici prima del ricoveronelle degenze oncologiche per far sì che vengano ricoverati in questi Reparti solo i pazienti SARS-CoV-2-negativi. 

 

  1. In assenza di particolari necessità, vietare le visite ai pazienti ricoverati nelle degenze oncologiche. 

 

  1. Effettuare il triage a ogni paziente oncologico ambulatoriale: solo i pazienti asintomatici e senza conviventi SARS-CoV-2-positivi sono ammessi in DH/Ambulatorio.

 

  1. Se non strettamente necessario per motivi assistenziali, vietare la presenza di familiari o accompagnatori nelle sale di attesa dei DH/ambulatori oncologici

 

  1. Attivazione di sostegno psicologico attraverso modalità telefoniche o telematiche.