Paziente Esperto. Perché? Chi? Come?

Paziente Esperto

Milano, 22 settembre 2016. Tavola Rotonda “Il Paziente Esperto. Verso una proposta di una definizione condivisa” #PazientEspertoTRTweet this

Gli anni che ci separano dal 2020 ‐ considerato al pari dell’anno 2000 un nuovo marcatore di evoluzione sociale, scientifica e sanitaria – saranno caratterizzati da profondi cambiamenti nelle modalità con le quali i nuovi farmaci sono scoperti, sviluppati, resi accessibili alle persone ammalate ed utilizzati.

Tra i diversi fattori del cambiamento, due sono unanimemente considerati tra i più rilevanti: l’evoluzione nel ruolo del paziente e l’evoluzione nel ruolo del paziente e l’evoluzione della tecnologia della informazione e della comunicazione, tra loro strettamente connesse.

 

Il ruolo del paziente

L’evoluzione del ruolo del paziente, a lungo considerato dai più come mero “oggetto” di decisioni altrui, sia nell’ambito dei processi di ricerca che di assistenza, è conseguente ai limiti – talora ai fallimenti – che tali processi hanno fino ad oggi presentato: scarsa partecipazione alla sperimentazione clinica dei farmaci indicati per il trattamento di malattie croniche, modesta rappresentatività dei risultati per la popolazione generale, aderenza ai trattamenti talora inferiore al 20%.

Il superamento di questi limiti richiede un’evoluzione del comportamento e dell’atteggiamento della persona ammalata nei confronti della propria malattia e della propria terapia e di conseguenza nei confronti degli altri attori del sistema della ricerca e della assistenza.

Questa evoluzione comporta, innanzitutto, la disponibilità di una maggiore e diversa informazione. Per la ricerca, informazione sui centri nei quali viene condotta la sperimentazione clinica, sul farmaco sperimentale allo sviluppo del quale la persona ammalata potrebbe essere interessata a partecipare, sull’andamento della sperimentazione nel caso in cui vi prenda parte, sui risultati espressi in forma comprensiva al termine dello studio. Per la assistenza, informazione sui centri di riferimento terapeutico, sulle modalità di fornitura del farmaco, sui programmi di supporto complementari al farmaco, sulle modalità per condividere la propria esperienza con altri ed avere miglior accesso alle buone cure ed altro.

 

Il paziente esperto

Oltre all’informazione, la cosiddetta “attivazione” del paziente (Patient Activation) e la presa di consapevolezza del paziente sul proprio ruolo attivo nei confronti della propria malattia, attraverso un processo di Empowerment, rappresentano condizioni necessarie per assicurare tale cambiamento.

Accanto a questo ruolo attivo, proprio del singolo paziente, negli ultimi anni è emerso anche un altro tipo di paziente, il quale non solo è esperto della propria malattia, ma ha anche conoscenza che può essere definita “accademica” della patologia e delle modalità con le quali questa viene prevenuta, diagnosticata e trattata.

Tale tipologia di paziente, definito “esperto”, ha la potenzialità di acquisire nei prossimi anni una rilevanza pari a quella dell’operatore sanitario, in grado di operare sia come soggetto attivo, responsabile di ricerca in gruppi o network di pazienti, sia come consulente della ricerca industriale o accademica per fornire pareri o consigli.

Il percorso attraverso il quale il paziente che ha maturato una propria esperienza di malattia acquisisce conoscenze e competenze in grado di qualificarlo esperto, ovvero la componente “accademica” di tale ruolo, è stata oggetto negli ultimi anni in Italia di esperienze condotte tra gli altri da Uniamo ‐ Fimr attraverso il programma “Determinazione Rara”, da Eupati attraverso la Accademia dei pazienti, da Apmar attraverso il progetto “Scuola per Pazienti Esperti”.

Si tratta di esperienze prevalentemente orientate ai processi di ricerca e tra loro solamente in parte comuni, in conseguenza della diversità del concetto alle quali la definizione di Paziente Esperto era riferita.

L’articolo “Paziente esperto, da passeggero a co‐pilota della ricerca terapeutica? ‐ Una proposta di discussione” di recente pubblicato da Giuseppe Recchia, Renza Barbon Galluppi, Stefano Mazzariol e Claudio Taranto sulla rivista Forward, ha inteso avviare nuovo dibattito e discussione sul ruolo emergente del paziente esperto nella ricerca e nella sanità del nostro Paese, con lo scopo di favorire una condivisione di:

 

- concetto e definizione di paziente esperto (chi è?)

- modalità attraverso le quali può essere acquisita la competenza e la conoscenza necessaria a qualificare esperto il paziente (come si diventa?)

- razionale e modalità della certificazione di tali caratteristiche (è necessaria una certificazione?)

 

Qualora tale percorso evolutivo venga condotto in modo razionale ed appropriato, una nuova generazione di pazienti esperti potrà dare un importante contributo alla evoluzione del ruolo del paziente nella ricerca e nella assistenza, garantendo il miglioramento di:

 

- efficienza della sperimentazione clinica e rappresentatività dei suoi risultati

- accesso alle terapie di valore, grazie alla inclusione delle prospettive del paziente nel sistema di valutazione del farmaco

- assistenza sanitaria, grazie alla maggior aderenza e persistenza nel trattamento delle malattie croniche.

 

Questo incontro intende iniziare tale percorso, partendo dalla proposta di discussione dell’articolo “Paziente esperto, da passeggero a co‐pilota della ricerca terapeutica?per elaborare – attraverso l’intervento di pazienti, rappresentanti di associazioni di pazienti, operatori sanitari, ricercatori, esperti dell’impresa farmaceutica ed istituzioni – un documento operativo da sottoporre dapprima ad una consultazione sociale attraverso il web.

L’intervento e la partecipazione, offerta a titolo esclusivamente volontario, del maggior numero di persone interessate al comune obiettivo di migliorare la ricerca e la assistenza per la persona ammalata rappresenta la miglior garanzia di successo di tale iniziativa.