Recentemente è stato pubblicato il report periodico dell’Istat a cui sono iscritto come giornalista. Si può o leggere come un libro e proseguire imperturbati, o cambiare immediatamente tutte le dinamiche strategiche di marketing farmaceutico. Per chi volesse cimentarsi a traguardare il 2050 (io sarò andato in pensione venti anni prima) penso che sia obbligatorio leggerlo e porsi delle domande.
Certo, studiare lo scenario dell’Istat e fare i piani strategici del marketing farmaceutico sembra una ovvietà, ma poiché di ovvietà non è mai morto nessuno, mi sento in diritto di leggere insieme a voi questo rapporto e provare a vedere cosa viene ipotizzato e come possiamo rispondere noi miseri markettari.
Punto uno: la popolazione è destinata a diminuire. In particolare, insieme all’invecchiamento avremo entro il 2050 che la popolazione potenzialmente attiva 15-64 anni sarà soggetta ad una repentina contrazione dal 63,8% al 53,3% con una gravissima perdita di 10 punti in 30 anni. Oltre agli effetti evolutivi del marcato del lavoro, va fortemente considerata nel nostro settore anche la pressione che il Paese dovrà affrontare nel cercare di mantenere l’attuale livello di welfare.
Punto due: la popolazione invecchia. L’età media della popolazione nel 2050 sarà 50,7 anni, addirittura la popolazione italiana invecchierà di 5 anni in soli 30 anni. Il rapporto tra giovani e anziani sarà di 1 a 3 nel 2050 mentre la popolazione in età lavorativa scenderà in 30 anni dal 63,8% al 53,3% del totale. La popolazione di 65 anni e più rappresenta il 23,2% del totale, quella fino a 14 anni di età il 13%, quella nella fascia 15-64 anni il 63,8%, mentre l’età media si è avvicinata al traguardo dei 46 anni. Cosicché, è certo che le future prospettive saranno in gran parte governate dall’attuale articolazione per età della popolazione e solo in parte minore dai cambiamenti immaginati circa l’evoluzione della fecondità, della mortalità e delle dinamiche migratorie. In base a un rapporto di importanza, all’incirca, di due terzi e un terzo rispettivamente. Entro il 2050 le persone di 65 anni e più potrebbero rappresentare il 35% del totale secondo lo scenario mediano, mentre l’intervallo di confidenza al 90% presenta un campo di variazione compreso tra un minimo del 33,1% e un massimo del 36,9%. Comunque vada, sarà pertanto necessario adattare ancor più le politiche di protezione sociale a una quota così crescente di popolazione anziana. I giovani fino a 14 anni di età, sebbene nello scenario mediano si preveda una fecondità in recupero, potrebbero rappresentare entro il 2050, l’11,7% del totale, registrando quindi una lieve flessione. Rimane aperta, tuttavia, la questione che a tale data il rapporto tra ultrasessantacinquenni e ragazzi risulterà in misura di 3 a 1.
Punto tre: aumenta la solitudine. Ben 10,3 milioni sono le persone destinate a vivere sole nel 2040 ovvero circa 2 milioni di persone in più di oggi, e solo una famiglia su quattro sarà composta da una coppia con figli, mentre una su cinque non avrà figli. Le città piccole ed i paesi si svuoteranno, entro 10 anni l’81% dei comuni d’Italia subirà un calo della popolazione, in particolare nelle zone rurali. Entro il 2040 avremo oltre 10 milioni di persone sole.
Oltre alle patologie e quindi ipotizzare i farmaci relativi alle specifiche terapie, secondo il mio punto di vista dobbiamo iniziare ad osservare il quadro più da lontano.
Punto cinque: il calo della medicina di base. Negli ultimi dieci anni si è ridotto il numero assoluto di medici di Medicina Generale (MMG) di circa 4.000 unità, il 78% di questi ha oltre 23 anni di anzianità di laurea ed ogni MMG in media assiste 1.224 persone. E la stessa dinamica è per i Pediatri di Libera Scelta (PLS) che si sono ridotti di 287 unità nello stesso arco temporale.
<<Gli ultimi decenni hanno visto un viraggio profondo dei modelli di cura verso una sempre maggiore valorizzazione del ruolo della persona, vista come soggetto attivo ed “esperto” all’interno del processo clinico-assistenziale. D’altro canto, i sistemi sanitari si trovano a interloquire con persone che esprimono il desiderio di avere un ruolo più attivo in tutte le fasi del percorso sanitario e di conoscere in maniera approfondita tutte le possibili opzioni di trattamento, i relativi vantaggi e i rischi>>.
Queste dinamiche demografiche vanno agganciate a come andrà l’economia in Italia. Se saremo tutti più ricchi, allora potremo immaginare che gli anziani, anche soli, si dedichino a tenersi in salute con il fitness, le terme, dedichino il loro tempo a star bene e godersi la vecchiaia. Se, invece, dovesse aumentare la povertà, allora potremmo immaginare che gli anziani, soli abbiano bisogno di assistenza e questa pressione sarà a carico dello Stato e degli enti locali. Questi dovranno avere strutture (anche tecnologiche) e risorse (non solo economiche) per far fronte ad una maggiore richiesta di salute da parte di persone bisognose e non autosufficienti.
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Lo Stato vorrà risparmiare (e dovrà farlo);
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La tecnologia sarà indispensabile per l’assistenza (e la terapia);
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Il tempo del medico sarà più prezioso (cala la disponibilità e l’attenzione);
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Il paziente al centro non è più uno slogan (il paziente al centro si mette da solo).
- Collaborare con il Payer per contenere la spesa pubblica;
- Proporre e promuovere tecnologie e non solo farmaci;
- Valorizzare ogni momento di contatto con il medico, gli altri attori sanitari ed il paziente.
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